LA FILOSOFIA DI DIS-EQUALITY

DIS-EQUALITY TUTTI DIVERSAMENTE UGUALI

Passi una vita guardando in giro la trasparenza e poi d'un tratto ti accorgi che quella trasparenza sei tu...

Trasparenza, che parola strana, una parola che se pensate non significa niente.

Etimologicamente non vuol dire niente. Dal latino trans+ inspicio che vuol dire guardo attraverso.

Se vedendo una persona la guardo attraverso, significa che di quella persona non vedo niente se non la mia indifferenza, in quanto per me non rappresenta una realtà, ma qualcosa di transitorio che non riveste alcuna importanza.

E' un qualcosa che non mi tocca, non mi riguarda e non rientra nella mia sfera di interesse.

Punto.

Non c'entra assolutamente con le mie priorità, tantomeno fra i rischi della mia vita.

Né la mia, né quella dei miei cari.

Quando noi compriamo un'automobile, l'assicuriamo in quanto l'assicurazione è un balzello obbligatorio che ci previene da un sacco di possibili grattacapi. Non fosse obbligatoria non ci sogneremmo mai di buttare tutti quei soldi, perché intanto noi non saremo mai la causa di un imprevisto. Del resto saranno gli altri che ci verranno addosso e provocheranno gli incidenti, non certo capiterà mai a noi di essere in difetto.

Per la - le disabilità è la stessa cosa.

Noi rappresentiamo l'identità del vigore, della salute, dell'equilibrio, ma soprattutto della solidità e dell'eterna giovinezza.

E tutto il resto è trasparenza.

Anch'io guardavo in trasparenza fino a quando la mia stessa trasparenza è diventata prima lentamente opaca, poi sempre più scura fino a diventare uno specchio talmente nero ed impenetrabile da non riuscire ad individuarne nemmeno il mio di contorno.

E' venuto il momento quindi di dare una parola, un termine a tutta questa trasparenza alla quale quotidianamente ci rifiutiamo di dare un contorno ed un colore.

Questa trasparenza si chiama DISABILITA'. E i suoi contorni sono le persone con disabilità.

Il passato li ha chiamati in tutti i modi, siano questi termini dialettali che ufficiali.

Invalidi. (ma invalidi de che?) (sono forse un biglietto del tram scaduto?) Handicappati (fanno forse competizioni a Handicapp?) Menomati, (Cosa vuol dire menomato?) Minorati (rispetto a chi?) Storpi (Come il gobbo di Notre Dame?) Anormali (Chi di noi ha la presunzione di definirsi normale?) Paralitici, Paralizzati e così via discorrendo. Io, noi di DIS-EQUALITY li chiamiamo PROTAGONISTI.

Disabili e protagonisti, protagonisti e disabili. Siamo nati tutti disabili. Ed allo stesso tempo protagonisti. Noi come loro, protagonisti della nostra vita.

Pensateci bene: nessuno di noi sapeva camminare, mangiare autonomamente, lavarsi, parlare, scrivere, cambiarsi il pannolino. Abbiamo avuto bisogno di un /una badante. Ci siamo passati tutti. E probabilmente pensando al nostro passato questo pensiero ci intenerisce e ci fa sorridere. Pensando invece al futuro, questa tenerezza lascerà il posto sui vostri volti ad una sana preoccupazione, quando vi farò riflettere che se noi tutti non troveremo un ascensore veloce per raggiungere il Creatore e dovremo salire le scale del paradiso, (beato chi le salirà), (io di certo precipiterò al caldo verso l'inferno), avremo ancora bisogno di qualcuno che ci imbocchi, ci cambi il pannolone, ci coccoli, ci sopporti e ci assista mentre noi guarderemo nel vuoto. Perché grazie alla medicina, alla chirurgia ed alle comodità della vita riusciamo a riparare a quasi tutto. Ma il cervello non si cambia. E lui invecchia come e probabilmente grazie a quanto sopra, più di prima.

Fantasia? La vita non è fantasia, la vita è un viaggio a destinazione circolare. Si torna là da dove si è partiti. Tutti. Qualcuno si ferma prima. Ma la maggior parte arriva lì. A quell'appuntamento.

DIS-EQUALITY TUTTI DIVERSAMENTE UGUALI è nata nel 2012 dopo un giro lungo le coste italiane in barca a vela in doppio con un velista cieco, durato 76 giorni e 3750 miglia nel quale ho affrontato accettato e condiviso la mia disabilità. Lo spettro della depressione. Una disabilità occulta, pericolosissima che distrugge la tua vita e di chi ti sta vicino. Viaggiare e vivere con un cieco che non conoscevo mi ha permesso di metabolizzarla, e capire che le persone con disabilità o i protagonisti, come ormai li chiamo oggi o miei simili hanno bisogno di attenzioni e di terapie in modo continuativo e non sporadico.

Oggi abbiamo l'abitudine di sentire parlare di disabilità in per imprese o prestazioni eccellenti in occasione di Paralimpiadi o di eventi che possano far notizia e dare lustro ad un sistema che li dimentica normalmente 360 giorni all'anno. Poi ancora il buio. Siamo lontani dall'accettazione diffusa delle disabilità e delle fragilità in genere e da ciò che si intende per integrazione e inclusione a 360°.

Accessibilità e inclusione non significa solo barriere architettoniche, strade o marciapiedi.

Accessibilità ed inclusione significano dignità nel sostentamento, e mi riferisco a pensioni dignitose di sostentamento, di accompagnamento, a strutture ricettive e terapiche , al rispetto della dignità e al "DOPO DI NOI".

DIS-EQUALITY nella sua semplicità concettuale ha portato in mare e porta in mare quotidianamente con continuità e costanza con il progetto di AMARETERAPIA, un connubio di amore e mare , le persone con le patologie e le problematiche più svariate senza distinzione di sorta. Il mare pur facendo miracoli, non guarisce in assoluto, ma porta le persone alla ricerca dell'equilibrio proprio in virtù della sua naturale instabilità.

DIS-EQUALITY porta le persone con disabilità in mare, e a chi lo desidera da la possibilità di praticare l'attività velica con continuità nell'arco di tutto l'anno e di inserirlo nell'attività agonistica attraverso il TEAM PARALIMPICO, di farlo navigare con barche attrezzate, insegnare, e dargli la possibilità di imparare l'arte del mare.

Operiamo sulle basi baricentriche di Sistiana per le province di Trieste e Gorizia e Lignano per quelle di Udine e Pordenone.

In questi dieci anni di attività abbiamo portato in mare 1500 protagonisti e percorso 15000 miglia pari a quasi 30000 chilometri.

Nel 2019, anno PRECOVID abbiamo toccato tutte le coste dei mari italiani Corsica compresa. 100 giorni di navigazione con un' alternanza di 50 persone con disabilità in presenza. I nostri protagonisti. Abbiamo affrontato la paraplegia, la tetraplegia, dato la possibilità di navigare a tutte le patologie e rimesso a galleggiare casi impossibili.

Abbiamo organizzato in questi anni, conferenze, convegni, incontri, su argomenti quali Sport, Bullismo, Disabilità, Inclusione, Accessibilità assieme ad eccellenze dello sport Paralimpico, psicologi, psichiatri, medici, forze dell'ordine, testimonial d'eccezione.

D'inverno quando il mare riposa collaboriamo e questo mi sembra il modo migliore per ricordarlo in questo posto con la SPORT X ALL, associazione specializzata nella pratica dello sci Paralimpico che condivide la filosofia DIS-EQUALITY . Per non mollare mai.

Ma forse il nostro merito più grande è stato quello di metterci in discussione, ammettere le nostre fragilità e le fatiche per accettarle.

Tentiamo nel nostro piccolo e ci piacerebbe farlo con voi, di dare un contorno ed un colore a quella trasparenza troppo ignorata che tutti pensiamo non faccia parte della nostra vita.

Facciamo il possibile perché le buone intenzioni non durino solamente il tempo di forti, vivide, ma brevi emozioni. Ma durino più a lungo.

Facendolo e riuscendoci daremo un senso diverso non solo alle vite degli altri, ma anche alla nostra di vita che diventerà meno trasparente ed assumerà colore e contorno.

Alla fine del nostro primo giro d'Italia, quello mio e di Egidio, ritornando a casa, conscio della scelta che ormai avrei fatto scrissi queste parole:

Il mare libera. Mente, orizzonti, ambizioni, scelte.

Il mare gratifica chi lo ama lo rispetta lo conosce.

Il mare punisce chi lo tradisce e sottovaluta.

Il mare raccoglie tutto ciò che la terra scarta. Il mare è buono.

Vorrei rendere, ed essere capace di farlo, ciò che la vita mi ha dato.

Vorrei dare agli accessibili una parte almeno di tutto ciò che per me è stato inaccessibile e che oggi lo è diventato.

Vorrei insegnare se mi sarà concesso il gioco delle maree, la danza dei venti, la paura dei temporali, l'abbaglio dei lampi, la misura delle onde, e una parte dei segreti nascosti negli abissi.

Vorrei che tanti potessero dedicare i loro pensieri allo spazio del mare dove non si costruiscono garitte ne sbarre di confine, dove i carri armati non galleggiano e le armi bagnate non sparano più.

Vorrei che in tanti guardassero le albe ed i tramonti dal mare, e che quelli che come Egidio non lo possono fare ascoltassero le parole di quelli che come me hanno avuto la fortuna di raccontarle.

Vorrei ancora raccontare di disabili protagonisti che hanno scoperto sorrisi nuovi guardando il mondo da altri orizzonti.

Vorrei che in tanti avessero la fortuna che ho avuto io, di nascere, morire, rinascere ancora, e chissà quante volte questo potrà succedere ancora.

Vorrei provare ancora a regalare la magia della vita.

Vorrei amare ancora ed essere amato.

Vorrei vivere ciò che mi resta non con la paura della morte, ma con la paura di non avere vissuto.

Tutto questo è la nostra filosofia.

Tutto questo è diventato :DIS-EQUALITY. TUTTI DIVERSAMENTE UGUALI.

Berti Bruss